mercoledì 29 aprile 2015

La rarità dell'amicizia...

Niente è più raro dell'amicizia perchè a farla nascere e a corroborarla è la disponibilità al dialogo, al libero scambio di idee e di consigli, al conforto reciproco nei momenti difficili, al sacrificio quando si ha bisogno, alla serena condivisione delle sofferenze e delle gioie. (Roberto Gervaso)

sabato 25 aprile 2015

O ssaje comme fa 'o core...



'O ssaje comme fa 'o core    (di Pino Daniele)
 
Tu stive 'nzieme a n'ato
je te guardaje
primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie
pe' s'annammura'
già s'era fatt' annanze 'o core.
A me, a me
'o ssaje comme fa 'o core
a me, a me
quann' s'è annamurato
. Tu stive 'nzieme a me
je te guardavo
comm'è succiesso, ammore
ca è fernuto
ma je nun m'arrenn'
ce voglio pruva'.
Je no, je no
'o ssaje comme fa 'o core
je no, je no
quann s'è sbagliato


lunedì 20 aprile 2015

Non ne ho avuto il coraggio...

"Ho cercato di nasconderti la verità, ma avrei dovuto sapere che non potevo imbrogliarti a lungo. Chissà, forse sarebbe stato meglio se te ne avessi parlato prima, ma sono un codardo e non ne ho avuto il coraggio. Il fatto è che non sopporto l'idea di ferirti. Eppure non credo di essere l'unico responsabile; non è facile essere all'altezza del tuo concetto di amicizia! Ti aspetti troppo dai comuni mortali, mio caro Hans, cerca, quindi, di capirmi e perdonarmi e, ti prego, non togliermi la tua amicizia." Gli diedi la mano, senza osare di guardarlo negli occhi, per timore che uno dei due potesse scoppiare a piangere. Dopotutto avevamo solo sedici anni. Con gesto lento Konradin richiuse il cancello di ferro che mi separava dal suo mondo. Sapevamo entrambi che non avrei più oltrepassato quel confine e che la casa degli Hohenfels non si sarebbe più aperta ad accogliermi. Konradin si avviò piano verso l'edificio, sfiorò un pulsante e la porta si aprì misteriosamente e senza far rumore. Si voltò e agitò la mano in segno di saluto, ma io non lo ricambiai. I grifoni, con i loro becchi adunchi e gli artigli simili a falci, mi guardavano dall'alto del cancello su cui si ergeva, tionfale, lo stemma degli Hohenfels. Konradin non mi invitò più a casa sua e io accolsi con riconoscenza questa sua delicatezza. Continuammo a frequentarci come se niente fosse successo e lui venne ancora a trovare mia madre, anche se meno frequentemente di prima. Ma sapevamo che le cose ormai erano cambiate e che quell'episodio era l'inizio della fine della nostra amicizia e dell'adolescenza. (da "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman)

domenica 19 aprile 2015

Il saggio vuole avere un amico...

Villa Imperiale of Ciampino - Rome



Ritorniamo ora al nostro tema. Il saggio, anche se è autosufficiente, vuole, però avere un amico, se non altro per esercitare l'amicizia, e perché una virtù così nobile non languisca; non lo fa per il motivo dichiarato da Epicuro nella medesima lettera, e cioè "per avere chi lo assista se ammalato, chi lo soccorra in carcere o in miseria", ma per avere qualcuno da assistere lui stesso, nelle malattie, o da liberare se prigioniero dei nemici. Se uno si preoccupa solo di sé e perciò fa amicizia, sbaglia. L'amicizia finirà, come è cominciata: si è procurato un amico perché lo aiutasse nella prigionia: non appena ci sarà rumore di catene, costui sparirà.  ("Lettere a Lucilio" di L.A.Seneca, Libro Primo, cap.9°, par.8°)

sabato 18 aprile 2015

Vivere nell'illusione che...


Una volta un re fece una festa e c'erano le principesse più belle del regno. Ma un soldato che faceva la guardia vide passare la figlia del re. Era la più bella di tutte e se ne innamorò subito. Ma che poteva fare un povero soldato a paragone con la figlia del re! Basta! Ma, finalmente, un giorno riuscì a incontrarla e le disse che non poteva più vivere senza di lei. E la principessa fu così impressionata del suo forte sentimento che disse al soldato: "Se saprai aspettare cento giorni e cento notti sotto il mio balcone, alla fine, io sarò tua!" Ma, subito il soldato se ne andò là e aspettò un giorno, due giorni e dieci e poi venti. Ogni sera la principessa controllava dalla finestra ma quello non si muoveva mai. Dopo novanta notti era diventato tutto secco, bianco e gli scendevano le lacrime dagli occhi e non poteva trattenerle poiché non aveva più la forza nemmeno per dormire... mentre la principessa sempre lo guardava. E arrivati alla novantanovesima notte il soldato si alzò, si prese la sedia e se ne andò via. (dialogo di Philippe Noiret tratto dal film "Nuovo Cinema Paradiso")

Ora ho capito perché il soldato andò via proprio alla fine. Sì, bastava un'altra notte e la principessa sarebbe stata sua. Ma lei poteva anche non mantenere la sua promessa. Sarebbe stato terribile. Sarebbe morto. Così invece, almeno per novantanove notti, era vissuto nell'illusione che lei fosse li ad aspettarlo. (tratto dal film "Nuovo Cinema Paradiso")





venerdì 17 aprile 2015

Non lasciarsi prendere dall'ira...

L'anima dell'uomo si copre d'infamia quando si lascia prendere dall'ira, quando nutre antipatia per qualcuno o si dà da fare per nuocergli, quando si lascia vincere dal dolore o dal piacere, quando con ipocrisia fa o dice cose contrarie al vero e, infine, quando opera a caso, senza porsi uno scopo preciso. (Marco Aurelio Antonino- imperatore di Roma)

mercoledì 15 aprile 2015

Nulla è straordinario tranne l'anima...

Casa Battlo (Antoni Gaudi), Barcellona -Espana.


Seguite questa sana e salutare regola di vita: concedete al corpo solo quanto basta a mantenerlo in salute. Bisogna trattarlo con una certa durezza perché non disobbedisca alla mente: il cibo deve estinguere la fame, il bere la sete, i vestiti devono proteggere dal freddo, la casa difendere dalle intemperie. Non importa se è stata costruita con zolle o con marmo variegato di importazione: sappiate che un tetto di foglie copre bene quanto uno d'oro. Ornamenti e fregi ottenuti grazie a inutili fatiche, disprezzateli tutti; pensate che nulla è straordinario tranne l'anima e per un'anima grande nulla è grande. (dalle "Lettere a Lucilio" di Lucio Anneo Seneca, Libro Primo, capitolo 8°, paragrafo 5°)



lunedì 13 aprile 2015

O li imiti o li odi...


Due sono i casi: o li imiti o li odi. Ma sono da evitare l'uno e l'altro estremo: non devi assimilarti ai malvagi, perché sono molti, né essere nemico di molti, perché sono dissimili. Ritirati in te stesso per quanto puoi; frequenta le persone che possono renderti migliore e accogli quelli che puoi rendere migliori. Il vantaggio è reciproco perché mentre s'insegna si impara. (dalle "Lettere a Lucilio" di Lucio Anneo Seneca - Libro 1, capitolo 7, paragrafo 8)

domenica 12 aprile 2015

Quando manca l'arte...

In poesia, se ti sforzi di essere breve, finisci con il diventare oscuro; se vai in cerca di espressioni eleganti, perdi vigore e calore; se ti proponi di essere elevato cadi nell'enfasi; se sei troppo circospetto e prudente nell'affrontare le difficoltà strisci terra terra: quando manca l'arte, per fuggire un difetto si cade in un'altro. (Orazio "Quinto Orazio Flacco", 65-8 a.C., di Venosa-Appennino Lucano)

venerdì 10 aprile 2015

Riconquistare la sicurezza...

Le cloître du Mont Saint Michel.

Quand'ero ragazzo, io mi sentivo sempre o troppo sicuro o troppo insicuro. O mi vedevo totalmente incapace, insignificante e indegno, o pensavo che sarei riuscito in tutto e che tutto dovesse anche riuscirmi. Se mi sentivo sicuro potevo superare le più grandi difficoltà. Ma il minimo insuccesso bastava per convincermi della mia indegnità. Riconquistare la sicurezza non era mai l'effetto di un successo; rispetto al vero risultato che m'aspettavo da me e al pieno riconoscimento che tanto desideravo dagli altri, ogni successo rimaneva pietosamente al di sotto delle aspettative, e che io subissi quello stato pietoso o che il successo mi rendesse invece fiero, dipendeva da come stavo. Con Hanna stetti bene per molte settimane, nonostante i nostri scontri, malgrado lei mi respingesse di continuo e mi umiliasse in continuazione. E così cominciò bene anche l'estate nella nuova classe. (dal romanzo "The Reader - A Voce Alta" di Bernhard Schlink)

mercoledì 8 aprile 2015

Non mi vergogno di te...

Naguleswaram Temple Gallery.

Ebbe un attimo di esitazione, "D'accordo," disse poi. "Tu l'as voulu, Georges Dandin, tu l'as voulu. Vuoi la verità e l'avrai. Come hai intuito - ed era impossibile che proprio tu, tra tanti, non te ne accorgessi, non ho osato presentarti. Ma la ragione non è quella che pensi, non mi vergogno di te. Essa è molto più semplice e più sgradevole. Mia madre appartiene a un'importante famiglia polacca di origine reale e odia gli ebrei. Per secoli e secoli la gente come lei ha ritenuto gli ebrei indegni di qualsiasi considerazione, inferiori ai servi, la feccia della terra, una razza di intoccabili, insomma. E mia madre non solo detesta gli ebrei, ma li teme, anche se non ne ha mai conosciuto uno. Se stesse per morire e non ci fosse nessuno, tranne tuo padre, in grado di salvarla, dubito che si deciderebbe a chiamarlo. Vedi, Hans, mia madre non accetterà mai l'idea di conoscerti. Senza contare che è gelosa di te perchè tu, un ebreo, hai saputo conquistare l'affetto di suo figlio. Secondo lei, il fatto che mi si veda con te costituisce una macchia per il nome glorioso degli Hohenfels. E poi ti teme. E' convinta che tu non solo abbia minato la mia fede religiosa, ma sia al servizio del giudaismo internazionale, il che per lei è come dire comunismo. Insomma, mi crede vittima delle tue infernali macchinazioni. Non devi ridere, lei fa sul serio. Ho cercato di discuterne, ma tutto quello che sono riuscito a cavarle è stato: "Mio povero ragazzo, non ti accorgi che sei già nelle loro mani? Hai iniziato a parlare come un ebreo." Se vuoi tutta la verità, ti dirò anche che ho dovuto lottare per ogni ora passata con te, ma c'è di peggio. Se ho preferito non rivolgerti la parola, ieri sera, è stato solo per evitarti un'umiliazione. No, caro amico, non hai diritto di rimproverarmi, nessun dititto, te lo garantisco." (dal libro "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman)

martedì 7 aprile 2015

Ho bisogno di sapere come stanno le cose.

Forse si aspettava la domanda, ma essa dovette ugualmente turbarlo perchè arrossì poi impallidì. Chissà, probabilmente aveva sperato che non gliela ponessi e che, dopo qulche giorno di broncio, avrei dimenticato l'accaduto. Una cosa era chiara, non era preparato alla mia franchezza, tanto che prese a farfugliare qualcosa del tipo che "non mi aveva affatto evitato", che "soffrivo di allucinazioni", che ero "ipersensibile" e che "non aveva potuto lasciare i suoi genitori." Ma io mi rifiutai di accettare le sue giustificazioni. "Senti un pò, Konradin," gli dissi. "Sai perfettamente che ho ragione. Credi che non mi sia accorto che le uniche volte in cui mi hai invitato a casa tua i tuoi genitori non c'erano? Sei davvero convinto che siano tutte allucinazioni? Ho bisogno di sapere come stanno le cose. Non voglio perdere la tua amicizia, lo sai... Ero solo prima del tuo arrivo e tornerei ad esserlo se tu mi respingessi, ma non posso sopportare l'idea che ti vergogni di me al punto da non volermi presentare ai tuoi genitori. Cerca di capirmi. Non mi interessa frequentarli abitualmente, mi basta solo conoscerli, rimanere con loro cinque minuti. Basterebbe questo a far sì che non mi sentissi indesiderato in casa tua. E poi, preferisco la solitudine alle umiliazioni. Valgo quanto tuti gli Hohenfels del mondo. Nessuno ha il diritto di umiliarmi, te l'assicuro, re, principe o conte che sia." (dal libro "L'amico ritovato" di Fred Uhlman)

lunedì 6 aprile 2015

Quella notte dormii malissimo.

Quando suonò il campanello che annunciava l'inizio del secondo atto, abbandonai la mia posizione, tornai a casa e, senza farmi vedere dai miei genitori, me ne andai dritto a letto. Quella notte dormii malissimo. Sognai che venivo aggredito da due leoni e da una leonessa e forse urlai perchè, svegliatomi di soprassalto, vidi i miei genitori chini sul mio letto. Mio padre mi misurò la febbre, ma non dovette trovare niente di anormale perchè, la mattina seguente, andai a scuola come il solito, nonostante mi sentissi debole come al termine di una lunga malattia. Konradin non era ancora arrivato. Mi diressi al mio banco dove rimasi seduto, fingendo di correggere un compito, e non alzai gli occhi nemmeno quando entrò. Anche lui andò dritto al suo posto e si mise a sistemare libri e matite, senza guardarmi. Ma appena suonò la campana che annunciava la fine della lezione, mi si avvicinò e, appoggiandomi le mani sulle spalle - un gesto che non aveva mai fatto -, mi rivolse qualche domanda, evitando tuttavia la più ovvia, e cioè se mi fosse piaciuto il "Fidelio". Risposi il più naturalmente possibile. Al termine della giornata scolastica Konradin mi aspettò e ce tornammo a casa assieme come se nulla fosse successo. Per una buona mezz'ora continuai a far finta di niente, pur sapendo che non gli sfuggiva ciò che si agitava in me, altrimenti non avrebbe esitato ad affrontare l'argomento che più ci stava a cuore, e precisamente l'episodio della sera precedente. Poi, mentre il cancello di ferro si apriva, preannunciando la nostra separazione, mi voltai verso di lui e gli dissi: "Konradin, perchè mi hai evitato ieri?" (brano tratto dal libro "L'amico ritrovato" del 1986 di Fred Uhlman - 1901-1985)

domenica 5 aprile 2015

Mi preparai a ricevere il colpo di grazia...

Appena calò il sipario, senza attendere che si spegnessero gli applausi, andai nel foyer, un salone enorme con colonne di marmo in stile corinzio, lampadari di cristallo, grandi specchiere dalle cornici dorate, tappeti rosso ciclamino e, alle pareti, una tappezzeria color del miele. Mi appoggiai a una colonna e, cercando di assumere un'aria altera e disdegnosa, attesi che comparissero gli Hohenfels. Quando li vidi, tuttavia, provai il desiderio di fuggire. Non sarebbe stato meglio evitare la pugnalata che, come ben sapevo con l'atavico istinto dei figli degli ebrei, di lì a poco mi sarebbe stata inferta al cuore? Perchè non sottrarsi al dolore? Perchè rischiare di perdere un amico esigendo delle prove, invece di lasciare che i sospetti sfumassero pian piano, da soli? Ma non avevo la forza di fuggire, cosicchè, contro la sofferenza e appoggiandomi tutto tremante alla colonna per sostenermi, mi preparai a ricevere il colpo di grazia. (dal libro di Fred Uhlman "L'amico ritrovato")

sabato 4 aprile 2015

E venne il giorno in cui non rimase...

E venne il giorno in cui non rimase più spazio per i dubbi. Mia madre mi aveva procurato un biglietto per il "Fidelio", diretto da Furtwiingler, ed ero già seduto in poltrona, in attesa che si levasse il sipario. I violini cominciarono ad accordare i loro strumenti, poi a suonare in sordina, mentre una folla elegante gremiva il teatro dell'opera, uno dei più belli d'Europa. Persino il Presidente della repubblica ci aveva onorato della sua presenza. Ma quasi nessuno lo guardava. Tutti gli sguardi erano rivolti verso la porta, accanto alla prima fila di poltrone, attraverso la quale, lenti e maestosi, stavano facendo il loro ingresso gli Hohenfels. Con un sussulto di sorpresa e qualche incertezza riconobbi nel giovane estraneo ed elegante, che sfoggiava uno smoking: il mio amico. Era seguito dalla contessa, in un abito nero contemplato da una tiara scintillante di brillanti, una collana di brillanti e un paio di orecchino di brillanti, che diffondevano una luce azzurrina sulla sua carnagione olivastra. (tratto dal libro "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman)

giovedì 2 aprile 2015

Tutte le cose sono quelle che vogliamo che siano...


Charlemagne.

Tutte le cose altro non sono se non ciò che noi pensiamo che siano e quindi tutte le cose sono quelle che vogliamo che siano. Perciò, tutte le volte che vuoi, smetti di dare un significato alle cose in base a ciò che pensi, sopprimi cioè le opinioni che ti fai intorno a esse, e come chi ha doppiato il promontorio, troverai un mare calmo, un'assoluta tranquillità e un'insenatura riparata dai flutti. (Marco Aurelio Antonino, 121-180 d.C., imperatore di Roma)