venerdì 20 novembre 2015

Aoh, me 'a voi dà sta cica?

Opera di Carlo Bertocci.


Sul cavalcavia della stazione Tiburtina, due ragazzi spingevano un carretto con sopra delle poltrone. Era mattina, e sul ponte i vecchi autobus, quello per Monte Sacro, quello per Tiburtino III, quello per Settecamini, e il 409 che voltava subito sotto il ponte, giù per Casal Bertone e l'Acqua Bulicante, verso Porta Furba, cambiavano marcia raschiando in mezzo alla folla, tra i tricicli e i carretti degli stracciaroli, le biciclette dei pischelli e i birrroccioni dei rossi burini che se tornavano calmi calmi dai mercati verso gli orti della periferia. Anche i marciapiedi scrostrati ai lati del ponte, erano tutti pieni di gente: colonne di operai, di sfaccendati, di madri di famiglia scese dal tram al Portonaccio, proprio sotto i muraglioni del Verano e che trascinavano le borse piene di carciofoli e cotiche, verso le casupole della via Tiburtina, o verso qualche grattacielo, costruito da poco, tra i rottami in mezzo ai cantieri, ai depositi di ferrivecchi e di legname, alle grosse fabbriche di Fiorentini, o della Romana Compensati. Proprio in cima al ponte, tra la marea di macchine e di pedoni, i due ragazzi che trascinavano il carretto a strappi, senza badare agli zompi che faceva sulle buche del selciato, e andandosene più adagio che potevano, si fermarono, e si misero a sedere sui bordi del carretto. Uno tirò fuori dal fondo d'una saccoccia una cicca e se l'accese. L'altro appoggiato al bracciale di una poltrona, a striscioni rossi e bianchi, aspettò il suo turno per tirare una boccata, e per il caldo si tolse di sotto i calzoni la maglietta nera. Ma l'altro continuava a fumare senza badargli. "Aoh", fece allora, "me 'a voi dà sta cica?" "Tiè, basta che te stai zitto", disse l'altro passandogliela. (tratto dal libro di Pier Paolo Pasolini, "Ragazzi di vita")

venerdì 6 novembre 2015

Non ne sentivo la mancanza...

Ponte di Tokio Japan.

D'inverno, da queste parti, le giornate sono lunghe, non passa quasi nessuno. Ho una piccola radio che si carica con il sole, me l'ha regalata una signora che si è fermata a parlare con me l'estate scorsa. Non ne sentivo la mancanza, ma rifiutare un regalo è un gesto di grande indelicatezza, così per mesi quella piccola scatola nera è rimasta su una mensola della cucina. Poi, quest'autunno, dopo giorni di pioggia interminabili, l'ho accesa. La prima impressione è stata quella di una ferita: due conduttori, con toni esagitati, parlavano di assolute sciocchezze. Al primo intervento ho cambiato canale, ma non mi è andata molto meglio e così, dopo un paio di altri tentativi, l'ho spenta. Avevo la netta sensazione che qualcuno mi avesse preso per le spalle e mi avesse scosso con violenza. Tutti i miei pensieri, tutta la mia energia erano sottosopra. (tratto dal romanzo di Susanna Tamaro "Per sempre")

mercoledì 4 novembre 2015

Amo ferocemente, disperatamente la vita...

Opera di Christian Schoeler.

Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l'erba, la gioventù. L'amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro. (dal libro di Pier Paolo Pasolini, "Il cinema in forma di poesia")

martedì 3 novembre 2015

Pei lungoteveri a rimorchiare...

"Palladio", Teatro Olimpico di Vicenza.

Era una caldissima giornata di luglio. Il Riccetto che doveva farsi la prima comunione e la cresima s'era alzato già alle cinque; ma mentre scendeva giù per via Donna Olimpia coi calzoni lunghi grigi e la camicetta bianca, piuttosto che un comunicando o un soldato di Gesù pareva un pischello quando se ne va acchittato pei lungoteveri a rimorchiare. Con una compagnia di maschi uguali a lui, tutti vestiti di bianco, scese giù alla chiesa della Divina Provvidenza, dove alle nove Don Pizzuto gli fece la comunione e alle undici il vescovo lo cresimò. (tratto dal romanzo "Ragazzi di vita" di Pier Paolo Pasolini)