mercoledì 17 giugno 2015
Cominciava a perdere luminosità...
Il filo sulla veranda era vuoto. La porta era chiusa e, dentro, il letto era ancora sfatto e il cucinino era pulito e non c'era niente di particolare in giro. Poggiò lo zainetto da una parte, si svestì, si mise il costume e uscì di nuovo. Era zuppo di sudore. Percorse la stradina fino alla piccola spiaggia, il bar era quasi vuoto, c'era una mucichetta bassa e poche grida di bambini che giocavano. Andò diritto verso il mare e si tuffò nell'acqua fredda che sembrava incolore, sotto al cielo che cominciava a perdere luminosità, la sabbia compatta del fondale e il sole bassissimo, quasi scomparso tra l'isola sacra e Naxos. Nuotava sott'acqua sfiorando il fondale grigiastro, buio, tornava e si immergeva di nuovo, poi arrivò alla fila di minuscole boe che segnavano il limite oltre il quale erano ancorati i gozzi dei pescatori. Si aggrappò a una cima e rimase a galleggiare supino. La corda ruvida bagnata fra le dita, l'acqua che gorgogliava nelle orecchie, il silenzio rotto da un motore di barca lontanissimo. (brano tratto dal romanzo "Sono comuni le cose degli amici" di Matteo Nucci)
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