giovedì 10 ottobre 2013
Perdere se stessi......
Era una sera fredda e gelida di febbraio, la tramontana soffiava forte e l’allenamento procedeva con difficoltà. Ad un tratto scorsi, in lontananza, Danny, in penombra, che mi faceva segni insistenti per richiamare la mia attenzione. Quando fu vicino a me ci siamo salutati. Non aveva una espressione serena ed il suo sguardo fisso e di ghiaccio mi aveva fatto preoccupare. Mi consegnò una lettera in una busta chiusa con la promessa di leggerla solo quando sarei tornato a casa. Andò via dopo un po’. Avevo una gran voglia di conoscere il contenuto della lettera, che mai avrei immaginato, ben conoscendo il carattere schivo e di poche parole di Danny, che lui potesse scriverla per me. Appena uscito dallo spogliatoio mi sono diretto verso la mia auto e con trepidazione ho aperto la busta.
(University Main Quadrangle Sydney AUS)
La lettera iniziava così: “Ho qualcosa dentro che mi porto da tre anni, ovvero dal momento in cui, caro Mister, mi hai fatto sentire qualcuno o almeno che potevo tornare ad esserlo. Avevo perso tutto, le cose in cui credevo, le cose che mi rendevano felici, le cose per cui ho lottato, ma soprattutto avevo perso me stesso. Mi sono trovato in una situazione in cui qualsiasi cosa facevo mi dava l’impressione di non avere un senso, mi trovavo in un presente dove non c’era più un passato e avevo davanti un futuro tutto da riprogrammare. Ho vissuto male la separazione dei miei genitori, ma ringrazio Dio per avermi dato il coraggio di ricominciare da un punto di partenza. E quel punto di partenza è stato il suo: “Domani alle 18,00 al campo, prova”. Tutto è iniziato da lì e tutto prosegue con quel “prova” quando mi vuoi dimostrare qualcosa. Mi hai anche consigliato di ricominciare con umiltà, di liberare la fantasia e di rispettare poche regole essenziali. Ed io ho eseguito alla lettera i tuoi suggerimenti.
Caro Mister, ti invidio perchè sei saggio, tenace, trasparente, corretto, ridimensioni le delusioni e le sconfitte sportive, ti relazioni con tutti nella maniera più irreprensibile possibile, non cerchi scorciatoie, provi molto più piacere nel fare le cose al meglio delle tue possibilità, piuttosto che raggiungere un risultato che non sia tutto tuo. E non finirò mai di ringraziarti per tutto il bene che mi hai dato. Mi hai fatto capire che il mio passato aveva un senso e non dovevo rinunciare a quel sogno per cui mi ero tanto battuto. Mi hai fatto capire che nella vita i traguardi vanno conquistati, con tenacia e sacrificio e che niente mi era dovuto per grazia ricevuta. Mi hai fatto capire che dietro ad ogni perfomance calcistica c’è il lavoro di tanti ma la soddisfazione che ricevi quando l’avversario viene a stringerti la mano per complimentarsi è qualcosa che ti completa e non ti fa mai sentire solo.
(Waiting for the summer Costa Rica)
Non ho mai avuto l’occasione calcistica per ringraziarti di tutto quello che mi hai insegnato e mi rimangono queste poche righe per farti capire ciò che mi porto dentro. Se sono riuscito a riprendere ed a praticare lo sport più bello del mondo ed a realizzare “goal stratosferici e ubriacare le difese” lo devo solo a te, che hai creduto in me in un periodo nero in cui la mia ombra mi ricordava appena di esistere. Voglio paragonare la rete dell’otto novembre 2003, che nel messaggio telefonico hai dichiarato “stratosferica” al tuo modo di essere trattandomi come un figlio da padre stratosferico. Grazie per tutti gli allenamenti fuori programma ma, soprattutto, grazie per i pensieri che spendi nei miei confronti. Vivo ogni giorno con la speranza di ringraziarti con un gesto speciale e, forse, prima o poi ci riuscirò”.
(Lago di Albano - Castel Gandolfo ROMA)
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