Natural History Museum. London. Great Britain
Non saprei di cosa parlare... Della morte o dell'amore? O magari è lo stesso?... Di cosa allora?
...Ci eravamo sposati da poco. Quando uscivamo assieme ci tenevamo sempre per mano, anche se entravamo in un negozio... Io gli dicevo: "Ti amo". Ma non sapevo ancora quanto... Non ne avevo idea... Vivevamo negli alloggi del reparto dei Vigili del fuoco dove lui prestava servizio. Al primo piano. E c'erano altre tre giovani famiglie, la cucina era in comune. Di sotto, al pianterreno, c'era la rimessa delle macchine antincendio. I rossi carri dei pompieri. Era il suo lavoro. Io sapevo sempre dove si trovava, quello che rischiava. In piena notte sento un rumore. Guardo dalla finestra. Lui mi vede: "Chiudi le soprafinestre e torna a dormire. C'è un incendio alla centrale. Tornerò presto". Lo scoppio vero e proprio non l'ho visto. Solo fiamme. Era tutto illuminato... Tutto il cielo... Le fiamme alte. La fuliggine che ricadeva. Un calore terribile. E lui che non arrivava. La fuliggine veniva del bitume che bruciava, il tetto della centrale era coperto di bitume. Più tardi lui mi racconterà che ci avevano camminato sopra ed era molle come la pece. Loro spegnevano le fiamme. Gettavano giù a pedate pezzi di grafite incendiati... Erano partiti così com'erano, in camicia, senza indossare la tenuta protettiva. Non li aveva avvertiti nessuno, li avevano chiamati come per un normale incendio. (tratto dal libro "Preghiera per Chernobyl" di Svetiana Aleksievic, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2015)
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