"Quello che sto per dirti" cominciò, con la voce ridotta a un sussurro, tanto che fui costretto ad avvicinarmi ancora di più, "quello che sto per dirti ti sarà utile solo se ne farai la tua stella polare. Se lo mescoli ad altre filosofie o ad altre teorie non servirà a un bel niente". Annuì obbediente.
"Sono due concetti semplicissimi". Il tono di voce si era alzato, ma non mi scostai.
"Per prima cosa, ricordati sempre che amare vale molto di più che essere amati. L'amore che è in noi può smuovere o fermare universi interi. Ma se ti amano senza che tu ricambi questo sentimento, ti ritrovi in letargo".
Fece una pausa, mentre i primi raggi del sole illuminavano Capri. Non cercai nemmeno di assimilare quell'idea. Era una vita che mi lasciavo amare; forse ci voleva ben altro.
"La seconda cosa, e la più importante, per poter seguire la tua strada, è renderti conto che fin da quando siamo bambini non facciamo che rispondere a una domanda: Che cosa mi piace?
"Che cosa mi piace mangiare, che vestiti mi piacciono, quali giocattoli, quali studi, quale lavoro, quali amici, quale amore, che cosa mi piace nel sesso... E quella domanda traccia i confini di tutto il nostro mondo. Come se i nostri gusti indicassero un meta o un sogno. Ma non è così.
Quello che ci piace non segna il nostro percorso, e non lo fa nemmeno quello che non ci piace. A volte la direzione ci viene indicata da ciò che ci lascia indifferenti, ciò per cui non proviamo una particolare passione, ma che nemmeno ci annoia.
E' questo, che devi capire. Devi fidarti di te stesso, non di quello che credi ti piaccia. Il cammino lo decidi tu, non i tuoi gusti".
(tratto dal romanzo di Albert Espinosa, "Se mi chiami mollo tutto... però chiamami")
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