sabato 31 ottobre 2015
E' fatale che io debba vivere così...
E' fatale che io debba vivere così, sempre in agitazione, in un'irrequietezza indescrivibile, assetato di desiderio, di mille desideri l'uno più strano ed alto dell'altro, dilaniato dall'amore, torturato dall'arte, pazzo sognatore che reco il cuore palpitante tra la folla impassibile, e cerco come per fatalità, in nuove cose tormenti nuovi, e vivo nel disordine, e lavoro con la stessa foga con cui tiro di spada, o poltrisco in torpori lunghi e spossanti, e languo nelle penombre lente dei salotti, e bevo avido l'aria vasta e la fulgida luce, prodigo, scialacquatore, temerario, generoso, affettuoso, innamorato di te, triste, gaio, da un'ora all'altra, indomabile e indomato. (lettera a Gisella Zucconi, datata 20 marzo 1882, di Gabriele D'Annunzio)
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lunedì 19 ottobre 2015
Dell'intromissione di un terzo...
Non
vi è nulla che abbia maggiormente rilevanza, in qualsiasi circostanza,
dell'intromissione di un terzo. Ho visto amici, fratelli, innamorati, coniugi i
cui rapporti sono completamente cambiati, le cui condizioni si sono del tutto
invertite a causa dell'intervento casuale o deliberato d'una terza persona. (Johann Wolfgang Goethe,
dal libro "Le affinità elettive")
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domenica 11 ottobre 2015
Non si deve mai manifestare collera...
Lasciar trapelare collera oppure odio da parole o da espressioni del viso è inutile, è pericoloso, è sciocco, ridicolo e volgare. Quindi non si deve mai manifestare collera, nè odio altrimenti che con i fatti. Questa seconda cosa riuscirà tanto meglio quanto più accuratamente si sarà evitata la prima. Solo gli animali a sangue freddo sono velenosi. (Arthur Shopenhauer, filosofo)
sabato 10 ottobre 2015
In piena notte sento un rumore.
Natural History Museum. London. Great Britain
Non saprei di cosa parlare... Della morte o dell'amore? O magari è lo stesso?... Di cosa allora?
...Ci eravamo sposati da poco. Quando uscivamo assieme ci tenevamo sempre per mano, anche se entravamo in un negozio... Io gli dicevo: "Ti amo". Ma non sapevo ancora quanto... Non ne avevo idea... Vivevamo negli alloggi del reparto dei Vigili del fuoco dove lui prestava servizio. Al primo piano. E c'erano altre tre giovani famiglie, la cucina era in comune. Di sotto, al pianterreno, c'era la rimessa delle macchine antincendio. I rossi carri dei pompieri. Era il suo lavoro. Io sapevo sempre dove si trovava, quello che rischiava. In piena notte sento un rumore. Guardo dalla finestra. Lui mi vede: "Chiudi le soprafinestre e torna a dormire. C'è un incendio alla centrale. Tornerò presto". Lo scoppio vero e proprio non l'ho visto. Solo fiamme. Era tutto illuminato... Tutto il cielo... Le fiamme alte. La fuliggine che ricadeva. Un calore terribile. E lui che non arrivava. La fuliggine veniva del bitume che bruciava, il tetto della centrale era coperto di bitume. Più tardi lui mi racconterà che ci avevano camminato sopra ed era molle come la pece. Loro spegnevano le fiamme. Gettavano giù a pedate pezzi di grafite incendiati... Erano partiti così com'erano, in camicia, senza indossare la tenuta protettiva. Non li aveva avvertiti nessuno, li avevano chiamati come per un normale incendio. (tratto dal libro "Preghiera per Chernobyl" di Svetiana Aleksievic, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2015)
Non saprei di cosa parlare... Della morte o dell'amore? O magari è lo stesso?... Di cosa allora?
...Ci eravamo sposati da poco. Quando uscivamo assieme ci tenevamo sempre per mano, anche se entravamo in un negozio... Io gli dicevo: "Ti amo". Ma non sapevo ancora quanto... Non ne avevo idea... Vivevamo negli alloggi del reparto dei Vigili del fuoco dove lui prestava servizio. Al primo piano. E c'erano altre tre giovani famiglie, la cucina era in comune. Di sotto, al pianterreno, c'era la rimessa delle macchine antincendio. I rossi carri dei pompieri. Era il suo lavoro. Io sapevo sempre dove si trovava, quello che rischiava. In piena notte sento un rumore. Guardo dalla finestra. Lui mi vede: "Chiudi le soprafinestre e torna a dormire. C'è un incendio alla centrale. Tornerò presto". Lo scoppio vero e proprio non l'ho visto. Solo fiamme. Era tutto illuminato... Tutto il cielo... Le fiamme alte. La fuliggine che ricadeva. Un calore terribile. E lui che non arrivava. La fuliggine veniva del bitume che bruciava, il tetto della centrale era coperto di bitume. Più tardi lui mi racconterà che ci avevano camminato sopra ed era molle come la pece. Loro spegnevano le fiamme. Gettavano giù a pedate pezzi di grafite incendiati... Erano partiti così com'erano, in camicia, senza indossare la tenuta protettiva. Non li aveva avvertiti nessuno, li avevano chiamati come per un normale incendio. (tratto dal libro "Preghiera per Chernobyl" di Svetiana Aleksievic, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2015)
martedì 6 ottobre 2015
E' consentito tutto ciò che è vietato...
In Germania è vietato tutto ciò che non è consentito. In Inghilterra è consentito tutto ciò che non è vietato. In Russia è consentito tutto ciò che è vietato. (Rudolf von Jhering - giutista tedesco 1818-1892)
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