venerdì 28 agosto 2015

Evitare di manifestare grande esultanza o grande dolore.


Nessun avvenimento dovrebbe indurci a manifestare grande esultanza o grande dolore, sia per la mutevolezza di tutte le cose che potrebbero da un momento all'altro modificarlo, sia per la fallacia del nostro giudizio riguardo a quanto può esserci di vantaggio o di danno: pressochè a ognuno è capitato di lamentarsi per qualcosa che in seguito si è rivelato quanto di meglio era possibile per lui, e di aver esultato per una cosa che poi è divenuta per lui fonte di gravissime sofferenze. Qui si consiglia invece l'atteggiamento così bene descritto da Shakespeare:

"I have felt so many quirks of joy and grief
 that the first face of neither, on the start,
 can woman me unto it."
traduzione:  
"Ho già provato tanti salti di gioia e di dolore
 che al loro primo manifestarsi non mi abbandonerò subito,
 come una donnetta, a nessuno dei due".


In generale chi conserva la calma di fronte a ogni possibile disgrazia mostra di conoscere quanto enormi e innumerevoli siano i mali che minacciano l'esistenza: per cui egli considera quello subito una piccolissima parte di quanto potrebbe accadere: è l'atteggiamento degli stoici, secondo cui non si deve mai essere "conditionis humanae oblitus" (tradotto: "Dimentico della condizione umana"), ma occorre essere sempre memore che l'esistenza umana, in linea di massima, è una ben triste e miseranda sorte, e che i mali a cui è esposta sono infiniti. (di Arthur Schopenhauer - "Aforismi sulla saggezza del vivere")

1.2.3. Opere di Kendric Tonn.

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